Mordacchia
La sera del primo giorno nella Nuvola, durante il breve scambio con Franco Arminio, gli ho chiesto quale fosse la parola che mi voleva dare. La sua risposta è stata che le parole, anziché acchiapparle, bisognerebbe farle sparire. È un po’ quello che faccio, ho risposto io, le acchiappo sì, ma poi le metto nel mio blog che non legge praticamente nessuno, e lì spariscono. Stanno in magazzino. Che a pensarci è un peccato, ma per un poeta invece no. Per un poeta è un esercizio utile far sparire le parole…
Quest’anno c’è un’aria pesante nella Nuvola. Mi sento sottotono. Non solo io, siamo specchi, un po’ tutti mesti, per un motivo o per l’altro. Incontro Sergio Vivaldi, editor, che mi parla di piccoli editori che non partecipano quest’anno perché i costi sono troppo alti. Mi dice: ‘prima si finisce meglio è’. Ha però a fianco l’autrice Marilena Votta, che mi regala invece la parola speranza. Sono nella fiera del venerdì. Sono sottotono anche io. Fuoriposto. Fuoritempo. Il mio mondo non è questo, eppure lo è, lo è sempre stato un po’ mio, il mondo dei libri. E quindi ci sono. Nel fugace istante nel quale dare potere di acchiappare parole a un ombrello capovolto. Poi gli istanti passano, le clessidre si capovolgono, le parole vogliono sparire, e resta a volte la profonda incomunicabilità del dolore, della sofferenza, del lutto, per ciò che scompare, che si perde.
“In caso di perdita” è un piccolo ma denso libro edito Interno Poesia. Solo la poesia mi attrae nel vasto programma di eventi in fiera. È il filo rosso che mi guida. Ascolto parlare l’autore Alessandro Raveggi con Paolo di Paolo e colgo l’universalità del sentimento della perdita del padre nelle loro parole, a partire dalla singolarità di una storia: attraverso il tentativo riuscito di un inventario, una mappatura di quel singolo essere irripetibile che, morente e poi morto, rivive in un figlio anch’egli padre, di nuovo figlio nella rinascita come padre.
Rinascita è la parola che mi regala Ilaria Palomba, dal suo libro Scisma, nella collana Icone – Les Flaneurs Editore. Il suo è un poemetto nato dal ‘diario poetico condiviso in ospedale durante una lunga degenza nell’unità spinale del CTO di Garbatella. (…) Scisma parla di suicidio, disabilità, ospedalizzazione, psichiatrizzazione, rifiuto del dono della vita e poi ritorno alla fede nella vita e in Dio.’ È bello ascoltare Ilaria, la sua voce scandire i giorni in poesie, distillate da diciannove stesure, volte a far diventare altro quella che è stata la sua esperienza particolare. Al centro la parola Schizo, lo Scisma del corpo, la Scissione rispetto all’idea del proprio corpo, al punto di rottura dell’essere umano, il confine tra la vita e la morte.
A incontrare Ilaria e noi altri in ascolto trovo le parole di un autore e un’autrice, anch’essi Icone di Les Flaneurs. Nico Mauro legge dal suo “Ti parlo con il pane” ed Elisabetta Destasio Vettori ci parla “Da luoghi profani”, i luoghi delle ferite, dello smarrimento, della resa. La sua silloge è ‘un’analisi dei precipizi, dei ritrovamenti, dei medicamenti degli accudimenti verso le proprie radici, Enza mai mettere al lato la propria città, vissuta come corpo materno’. Nico Mauro chiude il mio cerchio tornando al tema della morte del padre, a partire dalla radice comune delle parole PANE/PADRE e mi regala la parola Incontrare, perché i padri aiutano ad incontrare, mi scrive nella dedica.
Sono nella sintesi, sono nella poesia, faccio sparire parole di troppo, ascolto quello che resta. Uno sfarfallio di emozioni, per oggi. La parola emozioni me la regala un giovanissimo poeta, del gruppo Progetto Cultura. Davide Giuliodori mi parla dal suo “Cuore ombreggiato”, e mi dedica la sua raccolta con questa frase ‘La notte ci concede silenzi che di giorno non possiamo permetterci‘. È forse questa la frase che mi salva, mi regala il senso del mio sentirmi sola ad attraversare un buio deserto negli ultimi mesi. Sola in un silenzio a volte troppo rumoroso. Ma necessario. C’è troppo rumore attorno. Troppe parole. La scelta di quali fare sparire avviene nel silenzio.
Il rosso della nuvola risuona a fine giornata dei versi di Valerio Magrelli. Chiudo con una sua affermazione che suona più o meno così, bisogna fare attenzione a questo discorso sulla musica delle parole nella poesia, la vera musica la dà il senso. Magrelli dialoga con Emiliano Ceresi, in un incontro a cura della rivista Lucy. Sulla cultura. Nel suo libro in prosa per Einaudi “Nel condominio di carne”, protagonisti sono i sensi: la vista, che manca ai miopi, l’udito, che non si può chiudere con una palpebra e rimane sempre all’erta per difenderci dai pericoli, ma che ci espone al rumore, rumore, rumore…. Mordacchia è la parola che catturo da questo allegro incontro di parole sul corpo. La mordicchia antico strumento di tortura per Giordano Bruno, ma anche soprannome dei bite, adagiati in acqua calda in un bicchiere, assieme. Si baciano mordacchie, oggetti di un amore che dura, resiste, nei corpi ancora vivi, nonostante i corpi morenti.