Plpl2022-Libera

Plpl2022-Libera

Dicembre 8, 2022 0 Di Marta Cerù

La prima giornata di Più Libri Più Liberi, Fiera della piccola e media editoria romana-Plpl2022 è cominciata per me a scuola, con la parola ridere. Sono in un Liceo Scientifico Scienze Applicate, anno di prova per il ruolo, dopo le avventure concorsuali degli ultimi due anni, (concorsi STEM, ordinari, straordinari, scritti con carta e penna, scritti senza carta né matita o penna, solo un computer e il vuoto che si riempie del tempo che scorre. Ridere dicevo, perché avevo cercato di condurre giorni fa una lezione sulle frazioni in una prima, con davanti o attorno ventinove persone incapaci, nell’insieme, di stare in silenzio, quel tanto che serve per ascoltarci. Un po’ sopraffatta, lo ammetto, avevo chiesto a chi non riusciva proprio a non parlare di prendere carta e penna e rispondere scrivendo a questa domanda: “Perché non riesco a stare in silenzio?”. Solo una ragazza, molto ridanciana, e molto coraggiosa, ha preso un foglio e ha scritto per quasi mezz’ora, consegnandomi alla fine il suo tema. Suonava più o meno così, in parafrasi, a me piace ridere, piace parlare, trovo quasi impossibile dover stare sei ore ad ascoltare prof, che parlano di cose che trovo noiose, e che non mi servono a niente.

Così ieri, giorno di apertura dei battenti di Plpl2022, non ero alla conferenza stampa di apertura nello spazio RAI, ma mi trovavo in classe, dove avevo invitato, in soccorso virtuale, la matematica e scrittrice Chiara Valerio, grazie alle repliche di Raiplay, che posso proiettare in classe. Per quasi un’ora siamo stati quasi in silenzio, in ascolto di un dialogo tra la scrittrice e il giornalista Edoardo Camurri, sul tema intitolato “La foresta dei numeri” scelto per la trasmissione “Alla scoperta del ramo d’oro” . Ecco solo alcune delle domande emerse, delle riflessioni a commento:

Nella religione ci sono numeri che sono importanti, mi dice una una ragazza sempre attenta a misurare le parole.

Due rette Parallele si incontrano prof, basta disegnarle su un foglio e piegarlo! Affermazione questa, dimostrata seduta stante con foglio in mano.

Ma perché la gente si sfida a calcolare cifre di pi greco?

Quindi c’è un numero dietro quello che ci appare bello? Si chiede un’altra ragazza.

Ma prof, il vuoto esiste davvero?

E nel vuoto ci sono i numeri?

Mi fermo alla parola vuoto, che al termine della lezione risuonava attraverso ogni cellula del mio corpo, e non era vuota, era piena zeppa di numeri, di cifre di pi greco, di sorrisi, ma soprattutto di partecipazione. Con questo spirito ho preso trenino e metro e sono approdata sotto la Nuvola di Fuksas, a fiera ormai iniziata, primo giorno tinto di rosso che si avviava verso la chiusura. L’atmosfera era pacata, una parola che mi ha regalato Andrea Cati, editore di Interno Poesia. Sul blog della casa editrice, gli eventi previsti in questi giorni di fiera. L’editore mi consiglia una poetessa che ha voluto riportare in vita perché caduta nell’oblio. Si chiama Fernanda Romagnoli e il titolo dell’elegante volume è “LA FOLLE TENTAZIONE DELL’ETERNO”, a cura di Paolo Lagazzie e Caterina Raganella. Nota filologica di Laura Toppan e Ambra Zorat.

Il 2022 segna il centenario della pubblicazione de “La terra desolata” , di T. S. Eliot, e nello spazio elegante dello stand E04, non poteva mancare una pubblicazione con testo a fronte, in onore di questo anniversario. La traduzione è di Elio Chinol e il testo di Eliot è più attuale ora che allora, come sempre le parole dei poeti.

Pacato è il tempo del pomeriggio. Pacate sono le parole che circolano. Pacate e forti mi sento di dire, perché ci vuole forza per mandare avanti la propria visione editoriale, in un mondo dove i libri si leggono sempre meno. Nelle mie classi quando chiedo chi ama leggere si alzano una o due mani sulla media dei 26 ventisette studenti. 

Pacato è il sorriso accogliente di Chiara Valerio, che è il primo incontro casuale nella Nuvola di questa prima giornata. La saluto in carne e ossa, poco dopo averla ascoltata dallo schermo in classe, le chiedo la sua parola per i miei studenti e me ne regala due. Sono legate dal suo filo di sarta, che ha dedicato la scrittura a ricucire gli strappi, in quell’unica cultura sbrindellata al punto da separare la scienza dall’umanesimo. Eleganza del coraggio, o il coraggio come vero parametro di eleganza. Questo il suo messaggio, capace di riempire il vuoto. Anche quello che ci appare, quando squarciamo il velo e proviamo a guardare con occhi limpidi. Quando accettiamo il rischio di perderci anche senza la certezza di ritrovarci, che è poi il tema della Fiera di quest’anno: Perdersi e ritrovarsi.

Di coraggio è intriso lo stand di Paper First, la casa editrice “by Il Fatto Quotidiano”. il mio sguardo fisso sul titolo Libere. Il nostro No ai matrimoni forzati”, di Martina Castiglioni. È il coraggio di cinque ragazze anonime, o meglio ribattezzate con nomi nuovi, che hanno raccontato la loro fuga dalla condanna al matrimonio, qui in Italia, una fuga che le ha portate a cambiare identità, perdere tutto, soprattutto il loro nome, pur di rispondere al richiamo della parola libere. Il volume è elegante e intriso di coraggio. Lo ha illustrato Elisabetta Ferrari rappresentando ognuna delle ragazze cogliendone la natura profonda pur nel vuoto dell’anonimato. Queste giovani donne vivono nella paura di essere ritrovate, eppure hanno scelto di raccontarsi. “Vedere la fine di Samani mi ha fatto stare male“, dice una di loro, “ho pensato che avrei potuto essere al suo posto, Ecco perché ho accettato di raccontare quello che è successo a me.Lo faccio per le altre. Perché devono sapere che c’è un’alternativa”. 

Mi sono affacciata ad ascoltare le donne che hanno contribuito al meraviglioso collage che è questo libro di storie. Il messaggio che ho colto viene da Tiziana Dal Pra, fondatrice di Trama di Terre. Il problema dei matrimoni forzati viene affrontato solo dal punto di vista della pena e della condanna, non esistono politiche di prevenzione, di supporto dedicato, di vie di uscita per le ragazze che decidono di scappare a questo destino segnato dalle loro famiglie di origine. Con loro c’era Ely Schlein, intervenuta anche nell’arena di Robinson de La Repubblica, le sue parole nette, scelte, eleganti, coraggiose, volate ad addensare il cielo nella scatola di vetro. 

Non ho avvicinato Ely, troppa gente, ho preferito dialogare con Francesca, studentessa al terzo anno di chimica, allo stand delle informazioni, impegnata a regalare sorrisi e gentilezza a chiunque passasse, con le sue domande. Io per esempio le ho chiesto se mi lasciava caricare il cellulare per un po’. È lei non mi ha detto di no! Così ho approfittato per chiederle una parola. È la prima volta che viene in questo mondo dell’editoria che si raduna sotto la nuvola. “Stravagante,” mi dice, “nel senso delle persone che ho incontrato finora, sono tutte diverse, nell’insieme stravaganti”.

Libera il coraggio elegante di perderti e ritrovarti nel mondo della nuvola. È questa la frase che mi porto in metro fino a casa. Ti troverai ad assaporare il tono pacato della poesia di un luogo non luogo che da vuoto si riempie di numeri, quelli dei lettori, degli editori, del mercato dei libri, delle copie disponibili, vendute, della soglia oltre la quale si sopravvive se si sopravvive, dei conti che devono tornare, dei lettori, pochi, che però esistono, degli scrittori, tanti, che lo siamo un po’ tutti scrittori o scriventi, una parola dopo l’altra, in questa nostra terra desolata.