Soglia
Da quanto tempo mi trovo sulla Soglia? Da una vita, da oltre la mia vita? Quest’anno non ho partecipato al Salone Internazionale del Libro di Torino, sono rimasta sulla Soglia. Non ero dentro, non ero fuori, guardavo da un oltre e mi osservavo, invisibile, dagli stand conosciuti e sconosciuti che non potevo raggiungere. La Soglia è così, sei dove non sei e non sei dove sei. È il luogo dei saluti protratti, dove non ci si vuole lasciare andare, dove credevo fossero gli amici di un tempo ad avere quel difetto, di non lasciarmi mai chiudere la porta a fine serata, trattenendomi sulla Soglia a chiacchierare, le migliori conversazioni allo scadere del tempo di una serata che non poteva finire. Ma in realtà ero io a tenere quella porta aperta: “resta ancora un po’, quante parole ancora non dette”, pensavo in quell’attesa di attraversare l’ostacolo dei miei occhi a brandina. Occhi incalzati dal sonno, socchiusi dal bicchiere di troppo. Socchiusi, non chiusi, Soglia di perle brillanti, occhi lucidi, stanchi, Soglia di un mondo, il mio, che vuole fondersi nel tuo.
Ero per scelta assente dal Salone, sulla Soglia appunto, e pur nella felicità del motivo che mi teneva lontana spettatrice, avevo il magone del sentirmi esclusa, privata, deprivata, da quella immersione totale che mi rende un pesce nel suo mare. Ero invece spiaggiata, perché la Soglia è così, ti lascia oltre, né dentro né fuori. In quei giorni, dell’essere e non essere, ho portato con me un piccolo libro di poesie, intitolato Soglia, appunto. Simona Possenti è l’autrice tra le fila di Bertoni Editore, che ho scoperto nel Salone ‘straordinario’, intitolato Vita Supernova, quello slittato da Maggio a Ottobre, nel 2021. Poco prima di arrivarci avevo incontrato l’autrice in passeggiata, tra le valli dell’Umbria, una regione che rimane una Soglia, per me non umbra, approdata entro confini non disegnati dal mare, seguendo il desiderio di un’appartenenza, seppure con radici volanti.
Durante quella passeggiata ho avuto modo di conoscere la Simona Possenti donna, che cammina pensando e pensa camminando. Che è poi la definizione dei filosofi, pensatori in cammino. E infatti lei della filosofa ha il cappello. È insegnante di questa materia così importante e nell’osservare i suoi modi, la sua grazia, la sua partecipazione al passo del camminare, ho potuto cogliere quanta fortuna abbiano gli studenti che la incontrano sul loro cammino. Non sapevo del suo scrivere poesie, durante quel tempo di passi tra le colline. Ma scoprendolo, ho voluto cercare il libro dal titolo evocativo: “Si intitola Soglia il mio libro”, mi ha detto, “pubblicato da Bertoni, editore umbro, che merita una visita se vai al Salone”.
Così ho fatto. Sono andata a cercare lo stand di Bertoni e da allora Soglia mi accompagna, o forse sono io ad accompagnare questo piccolo volumetto. Scorro le pagine dal colore antico, leggo e rileggo alcune poesie, senza averne ancora toccate altre, quasi a voler restare sulla Soglia, anche e persino, di questo prezioso compagno di viaggio.
Ho chiesto a Simona di partecipare alla Lunga Notte delle Chiese che aveva per tema la parola IN-CONTRO. Si trattava di una serata di letture ad alta voce sotto le stelle, nella cornice di San Zeno, la chiesa del 1300 in Val Minima recuperata all’abbandono. Mentre tessevo il filo di come avrei presentato l’autrice, ho realizzato quanto il titolo del suo libro di poesie, Soglia, fosse la base solida e perfetta per il tema dell’incontro, di tante voci, di onde di frequenze differenti che, sommandosi, hanno creato un canto, una musica polifonica. E la melodia in versi, quelli della Possenti, si è prestata a ricucire una Soglia, tra le luci e le ombre, compresenti in ognuno, quando ci si trova ad attraversare la notte.
CERCO TE
È che cerco te
nelle lacrime di stasera
non perché sia triste
ma saresti il cristallo variopinto del sale
perché è nel male
che nasce sotto le unghie
quando incido il suo nome sulla schiena
che di te sento il bisogno la pena
Una cicatrice s’apre
per le figure della notte
nel dondolio delle molle
si sollevano bolle
di inchiostro pesante:
sangue
che gruma le mie vesti belle
Come sposa non più straniera
saluto te Parola
che risorgi su me sul farsi del giorno
In questa raccolta poetica “Simona ci racconta una storia partendo dalle origini”, si legge nella prefazione di Antonella Giacon, “è un’origine speciale, che non a tutti tocca in sorte, quella di nascere con una ridotta capacità visiva. (…) Questa particolare condizione pone l’autrice in una posizione di vantaggio in quanto le permette di ‘vedere’ in altre forme ciò che per la maggior parte di noi è nascosto: la compresenza dell’ombra e della luce dentro e fuori di noi”.
Solo riconoscendo quanto luce e ombra siano una sola cosa, solo con la capacità di vedere la luce nell’ombra e l’ombra nella luce, grazie alla centratura sulla Soglia, ovvero di quel ‘margine concluso’, quel ‘privilegio in bianco e nero‘, quei due mondi che si congiungono nell’essere del poeta e della sua poesia, possiamo davvero incontrare il diverso e riconoscerlo in noi. Ed è questa la condizione che ci apre al dialogo, sempre e comunque, l’ascolto, sulla Soglia del vento, del Polline che ognuno di noi sprigiona.
SOGLIA
La soglia è un margine concluso
privilegio in bianco e nero
una linea da toccare
Siedo da sempre
a cavalcioni sulla soglia
Appartengo a due mondi
che si congiungono in me
Sono un lembo di cicatrice
una sutura
Allungo le braccia ma la luce di accendino
che possiedo
si fa corta
Sento il confine
lo stipite
Premo il timpano contro esso
impercettibili passi
avverto.
So leggere perfettamente le mille congruenze
di un viso accennato
Quando si spegne l’accendino
s’allarga un buio elettrico
Energia di grafi boreali
che danzano
Il mondo ravvicinato
è meravigliosamente imperfetto
Mi è proprio un passo di rettile
un oscuro sentore
come bussola
Da lontano il mondo pare un grazioso acquerello stentato
e poetico
I personaggi sono come figurine di carta
marionette di cui apprendo le movenze
Soglia
È un volo senza zavorra
Passaggio certo
Nel vuoto cadenzato
Fogli sparsi di un libro privo di brossura
Grazie per queste preziose parole, questa delicata e potente descrizione del mio passeggiare tra le parole e con le parole. Mi sono riconosciuta e scoperta nello stesso momento. GRAZIE