Scelta
La parola che mi serviva per affrontare la seconda giornata di Plpl2021 me la regala Stefania Auci. È Scelta. In realtà l’avevo già in me e lei l’ha solo estratta dal mio inconscio, che si faceva in quattro per guidarmi verso cosa ascoltare oggi, verso dove scegliere di posarmi con il mio ombrello rovesciato per raccogliere gocce fatte di parole. Il dialogo tra l’autrice de “I Leoni di Sicilia” (Editrice Nord), Stefania Auci, e la giornalista Sara Scarafia, si proponeva di raccontare come le donne, attraverso la narrazione fantastica, arrivano a diventare protagoniste a gamba tesa anche della realtà. E l’esempio più attuale è quello della protagonista femminile della saga di Harry Potter, Hermione, ovvero una“leonessa della libertà. (…) La conosciamo bambina ed è già lucida, forte, consapevole della sua origine umana nel mondo magico”, ha raccontato la Auci. “È la figura a cavallo tra due mondi, quello dei babbani umani e quello dei maghi, un mondo che da entrambe le parti rischia la deriva del razzismo, un mondo nel quale la libertà delle donne è quella di scegliere dove stare, da che parte stare”.
La Auci parlava delle leonesse del fantasy, citando le eroine fantastiche narrate da autori come J.R.R. Tolkien, Stephen King, Margaret Atwood, George Lukas, ma soprattutto da J. K. Rowling. Scelta, come una possibilità che viene riconosciuta alle donne, da scrittori e scrittrici che narrano di mondi paralleli a quello reale, dove purtroppo, all’epoca di chi scrive, il diritto di scegliere viene ancora negato alle donne. Tolkien è un cultore del potere delle donne. Ne “Il Signore degli anelli” (Bompiani), la principessa degli Elfi Arwen, rinuncia per Scelta ai suoi privilegi e alla sua posizione sociale e diventa mortale per l’amore che prova per il ramingo Aragon. Arwen compie una Scelta radicale, quella di un amore mortale, finito, in cambio dell’immortalità nelle terre beate. E dopo la morte del marito lascia tutti per lasciarsi morire nel vento. O come Eowyn, nipote di un sovrano, cresciuta in un ambiente maschile, che quando incontra la compagnia dell’anello si veste da uomo per combattere la battaglia finale, dove sarà proprio lei a uccidere il re nero e far avverare la profezia che il simbolo del male sarebbe stato ucciso “non da mano di uomo”. Tolkien, ha raccontato la Auci, ha preso la lotta delle suffragette e l’ha portata in un romanzo dove i protagonisti sono uomini, dando il potere della Scelta alle sue protagoniste donne. E così Eowyn, che ha paura di rimanere chiusa in una gabbia, diventa combattente ed eroina di uno dei più grandi romanzi fantasy di tutti i tempi.
Un po’ come fanno le giovanissime Chiara e Margaux, che incontro insieme all’amica Maria Annunziata. Mi parlano di Vànvere Edizioni, mostrandomi il libro illustrato degli “Animali sbagliati” e mi regalano la parola file. Staranno ore in coda per arrivare a conoscere Zerocalcare, ma con la giusta dose di perseveranza il sogno di Margaux, di parlare in francese con Zero, si avvera.
La mia Scelta, dopo l’incontro con la Auci, voleva proseguire il cammino da Zero a Infinito, percorrendo il sentiero della gioia, quella che si prova quando in quanto donne riusciamo a rimanere fedeli a noi stesse nonostante… e così la parola gioia mi ha attratta verso il Mormorio descritto da Bruno Tognolini, quello delle sue “Rime quartine. Per gioire di ogni cosa”, (Gallucci Editore). Non sarei mai voluta uscire dalla sala che vibrava dei Mormorii del mondo, messi in rima da un grande poeta e autore di filastrocche. Tognolini presentava, non solo il suo libro dove di quartine ce ne sono cento, magicamente illustrate da Alessandro Sanna, ma anche il suo lavoro di ascolto di quelle poesie e filastrocche orali che si tramandano all’interno dell’universo bambino. La Scelta di Tognolini è quella di creare rime che “non fanno accadere nulla o meglio fanno accadere tutto“, con un amore profondo per la tradizione della filastrocca orale. Ed è anche la Scelta di rubare quando serve, come tutti i poeti hanno sempre fatto. “Le mie fonti sono i poeti grandi, che studio da sempre a memoria ripetendo i loro versi camminando. Mi esercito come fa un pianista, altrimenti, se smetto di ripetere e imparare a memoria, le mie rime vengono granchiate”, ha raccontato alla platea in sala. Figlio e nipote di maestre e maestri, Bruno Tognolini sceglie tra tutte la scuola, luogo giusto dove sforzarsi di “dire bene il mondo, perché il mondo detto bene è benedetto”. E le sue “Maestre sono api mattutine/Mischiano il polline ai bambini e alle bambine/In classe volano e sorvolano ogni muro/Versano il nettare del miele nel futuro”.
La parola che scelgo tra le tante di queste rime quartine è stupidera: “Mi è scoppiata la risata questa sera/La ridarella della bella stupidera/Perché rido così tanto non lo so/E mi fa ridere che non lo so”. Guardando le illustrazioni di questo libro che fa ridere e piangere, gli acquarelli di Sanna, mi torna in mente la pittura giapponese, strati su strati di veline che sfumano e avvolgono la realtà, la lasciano intuire senza mostrarla tutta, il non detto è quello che conta per aiutarci a pescare in noi le risposte. Che poi è un po’ il senso della pittura acquerellata, partire dal bianco e dare un senso a quello che già c’è, nell’unico colore che contiene tutti gli altri.
Arricchita di gioia in quartine sono andata a trovare l’amico scrittore Giangiacomo Tedeschi, che ha pubblicato il suo primo romanzo “Ce la fai?” (Felici Editore, parte del Gruppo editoriale Le impronte), nella collana nominata Quetzal, perché “alla ricerca dell’elegante e colorato uccello mesoamericano a cui si ispira, vuol proporre scritture e narratori propensi ad avventurarsi, per stile e per temi, nelle pieghe di mondi a noi contemporanei, e tuttavia giovani, poco esplorati o addirittura inaspettati”. Proprio così fa con perfetta ironia l’autore Tedeschi che mi racconta di aver avuto l’idea del suo romanzo imbattendosi in trasmissioni noiose su sesso e disabili. L’autore vive e lavora a Roma come ingegnere dell’automazione. Nella capitale ci è arrivato a tre anni con la sua famiglia, che si è trasferita da Nocera Inferiore per accompagnarlo ad avere accesso alle cure per la sua paraparesi epatica. Mi rende sempre felice ritrovare gli amici e le amiche conosciuti lungo le vie dei corsi di scrittura che ho frequentato. E Giangiacomo mi dedica il libro e mi regala la sua parola, che è Sogno. Sogno come il suo obiettivo di raccontare i disabili e il sesso in modo divertente, dissacrante, “un po’ come fanno gli amici al bar”, mi racconta, “che può essere anche politicamente scorretto, ma almeno è ironico e rende il vero del reale senza annoiare”. Grazie a Giangiacomo conosco Michela Rossi, presidente dell’Associazione Qulture, che mi descrive le tante uscite per Libri Volanti e per Felici Editore, una casa editrice felice di nome e di fatto. Allo stand c’era anche lo scrittore di romanzi Giorgio Bernard e il suo romanzo tratto da una vita vera, “Come un’onda che si tuffa sullo scoglio”. Da lui ricevo la parola Apoteosi, oltre la quale dubito che riuscirò ad andare. Il romanzo è basato sulla vita del portiere della Juventus Roberto Tancredi ed è parte della collana AcquaRagia, sempre di Felici Editore. La ricerca di un uomo per l’apoteosi è in realtà una lenta caduta, durante la quale il pensiero nascosto, il non detto, è quello legato al non capire mai il suo vero valore, sperando che nessuno tra i grandi incontrati durante la carriera sportiva si accorga della sua profonda insicurezza.
Un po’ come me che mi aggiro sempre più carica di tesori, non sapendo se e quando riuscirò a restituirli. Per esempio in Auditorium ho catturato la parola periferia, dal monologo di Ascanio Celestini, che ha recitato una versione ridotta del suo spettacolo ‘Museo Pasolini’, raccontando, come solo lui sa fare, il Poeta e quello che di lui è rimasto, la sua ‘poesia inconsumabile’.
O come la parola caduta, “tutto non è altro che una caduta, una lunga e lenta caduta”, piovuta attraverso la voce di Fabrizio Gifuni, che ha letto il romanzo di Leonardo Sciascia, “Todo Modo”, per restituirlo nella versione di Emons Audiolibri.
Potrebbe rivelarsi l’audiolibro perfetto, sottoscrive l’ex Senatore Luigi Manconi, testimone della straordinaria capacità di Gifuni, stasera, dal vivo, di dare “profondità, rotondità, vitalità alle parole”. Per Manconi la lettura ad alta voce è una lettura aumentata, non solo un supporto prezioso per chi come lui è cieco o diversamente abile perché non può vedere. Il libro di Sciascia letto da Gifuni è “qualcosa di forte”, ha detto ancora Manconi. “perché dà alla lingua pudica e ardita dell’autore la screziatura dei tanti accenti, delle cadenze e delle tonalità siciliane che rendono il senso del carattere di ogni personaggio”. E così anche stasera come ieri mi ritrovo a raccogliere le idee ascoltando nella penombra dell’Auditorium una lettura ad alta voce. È un bel modo di terminare il viaggio di questa seconda giornata, come facevo con i miei bambini, quando leggevo loro ogni sera, per lasciare che il sonno arrivasse accompagnato dalle parole dei libri.
Ma mentre camminavo per arrivare al capolinea di questa domenica in Fiera, sono tornata al Futuro, dove, quasi per caso, ho trovato allo stand della casa editrice “L’asino d’oro” il mio primo amore per la Scienza. La parola Scienza me l’ha regalata l’editore e compagno di studi in Fisica e vita Matteo Fago, consigliandomi due nuove uscite: il libro dei tre autori giovanissimi Simonepietro Canese, Ugo Carlotto, Gianni Ferri Bontempi, “Clima in Crisi”; e il saggio a molte voci “Il senso umano delle cose”, volume che si “concentra su come concepire la nuova società nell’epoca post pandemia, abbandonando il passato. Una reinvenzione che non può prescindere dal rapporto tra società e natura, tanto affascinante quando delicato”. D’altra parte è la scienza che indirizza il nostro sguardo al Futuro, a quel tempo verbale che mi lancia Daniele Gouthier dalla sua Casa Editrice Scienza Express. La sua parola è Futuro, appunto, come quello che ci resta da vivere, quel tempo in cui essere tutti coetanei, perché del nostro futuro non sapremo mai la durata….
Un bel giro! Belle scelte…