Galateo
In questi giorni è uscito il libro dell’educatore cinofilo newyorkeseBreon O’farrell, “Galateo a sei zampe. Piccolo manuale di bon ton per cani e padroni” (ChiPiùNeArt Editore), che ho letto nelle varie stesure, sostenuto fin dalla nascita, e tradotto in italiano, almeno la prima volta.
Ci sono voluti mesi, perché tradurre non è un compito facile, e tradurre il testo scritto dalla persona con la quale condividi la vita da quasi un ventennio, nell’Inglese o nell’Italiano che sia, è come cercare di ‘auto tradursi’. Oltretutto, ogni volta che finivo una versione, Breon decideva di cambiare tutto o quasi! Per nostra fortuna, in soccorso è arrivata Laura Bordignon, non solo traduttrice dall’Inglese all’Italiano, ma anche esperta del mondo canino, essendo anche lei una educatrice. E così l’operazione è riuscita e il libro è uscito, con i pregi e i difetti di un volumetto vero, del quale c’è bisogno anche solo per il fatto che non esisteva nulla di simile.
Anche il primo libro dello stesso autore nasceva da un’idea originale: realizzare il più bel libro sull’addestramento del cane, accostando alle lezioni foto artistiche dei più famosi fotografi di moda che ritraevano cani. Usciva in inglese nel 2001, quando ancora l’autore viveva a New York, dal titolo “Philosophy Dog. The Art of Living with Man’s Best Friend” (Universe Publishing). E i contributi fotografici erano di Bruce Weber, Fabrizio Ferri, Annie Leibovitz e altri artisti di fama internazionale. Dal 2005, l’autore e addestratore newyorkese vive in Italia. In Umbria ha creato l’Agriturismo Il Cucciolo, un luogo ideale dove andare in vacanza con i propri cani e approfittare del tempo libero per seguire lezioni di addestramento e di educazione
Nel nuovo libro, il titolo è una chiave, la parola Galateo, che associo alla sua accezione storica dal volume di Monsignor della Casa, quello che io ricordo nella versione della Biblioteca Universale Rizzoli. (Esiste una versione on line della Biblioteca della letteratura Italiana Einaudi). Breon O’Farrell, che parla il linguaggio canino da trent’anni, che sia l’americano negli Stati Uniti o l’italiano in Umbria o a Roma, ha avuto l’idea di riadattare la parola Galateo alla vita moderna e cittadina e a una società della quale i cani sono parte integrante. E se è davvero così ci dovrebbero essere delle regole di buona educazione condivise per vivere gomito a gomito, zampa a zampa, tra umani e cani, sia che i fedeli quattrozampe li abbiamo in famiglia, sia che li abbiamo come vicini di casa! Un manuale di questo tipo non esisteva fino a che Breon O’Farrell non ha pensato di scriverlo, delineando principi di buon comportamento da condividere tra i possessori di cani, tra gli amanti dei cani, tra chi per lavoro ha a che fare con i cani nel quotidiano e tra chi i cani li subisce perché vive in città e si confronta ogni giorno con i comportamenti giusti o sbagliati di chi ha cani in famiglia.
La prefazione è dello scrittore Gabriele Romagnoli, che scrive:
In uno dei suoi sketch, il comico americano Jerry Seinfeld dice (più o meno): “Immaginate una razza aliena che ci osserva con un telescopio e vede un uomo e un cane. Vede il primo trascinato dal secondo e poi lo vede raccogliere gli escrementi che quello produce. Quale penserebbe fosse la razza padrona?” Il rapporto uomo/cane è complesso e richiede di essere gestito con equilibrio. Breon O’Farrell è il funambolo che cammina sul guinzaglio e cerca di insegnare a chi si trova alle due estremità come comportarsi. A volte gli riesce più facile con i cani. Nel suo primo libro “Philosophy Dog” cercava di spiegarci “l’arte di vivere con un cane”, in questo cerca di insegnarci come vivere con un cane e il resto dell’umanità. È un’impresa ben più ardua. Richiede una sorta di “contratto sociale” alla Rousseau che delimiti la libertà dell’uomo, del cane e del resto del mondo. Richiede buon senso, etica, disciplina. Richiede attenzione per lo spazio e il tempo condiviso. Richiede gentilezza. Da parte di tutti, quante siano le loro zampe. Si basa tanto sulla normativa quanto sull’esempio. Breon O’Farrell suggerisce l’una e l’altro. Nel farlo è moderatamente liberale e sapientemente imperativo. Ha vissuto a New York e Roma, sa che cosa è possibile aspettarsi da diversi ordini (e disordini) sociali. Non confonde l’utopia con la possibilità. Non è un alieno con il telescopio. È tra noi, con noi. Scrive per noi. I cani lo hanno capito subito. E gliene sono grati. Non ci resta che farci trascinare.
Mi ha fatto sorridere l’immagine di Breon funambolo sul guinzaglio, in sospensione come Philippe Petit, alla ricerca dell’equilibrio prima di tutto in se stessi perché solo così, con calma ed equilibrio, si può comunicare al meglio con il proprio cane. D’altra parte lo scriveva già Monsignor della Casa: “L’eleganza del comportamento è conseguenza di un sereno dominio delle inclinazioni naturali…” Ed è questa l’arte di Breon O’Farrell come educatore. Riuscire a tradurre il linguaggio dei cani e lavorare con le persone perché lo capiscano, lo imparino e cambino atteggiamento. Il cane lo sente se il padrone è equilibrato, lo sente e lo apprezza, è più felice, come lo è chi impara il linguaggio canino e ritrova in sé quel pizzico di animalità che aiuta chiunque a non alienarsi del tutto.
Ebbene, il libro di Breon si legge in fretta, è carino, a volte serio, a volte spiritoso. È un libro piccolo, da portare in tasca. Si legge e si rilegge con piacere, grazie anche alle illustrazioni originali e divertenti di Lucia O’Farrell. È carino da mostrare a chi si incontra al parco o al ristorante, per condividere comportamenti, attaccare bottone, comunicare, come già si fa tra padroni di cani, ma non sempre, purtroppo. Perché, quando i cani sono indisciplinati e i padroni maleducati, ci si respinge anziché attrarsi, anziché formare una comunità cino-civile!