
Ghiacciaio
La giornata mondiale dei ghiacciai cade il 21 marzo, un giorno che celebra non solo l’inizio della primavera, ma anche la giornata mondiale della poesia. Una coincidenza? il ghiaccio, con le sue strutture cristalline e fragili, sembra riflettere la delicatezza della poesia, che nella sua essenza è capace di catturare sentimenti ed emozioni fugaci. Entrambi questi mondi—quello dei ghiacciai e quello della poesia—stanno purtroppo affrontando una crisi, messi a rischio dal cambiamento climatico e dall’indifferenza umana.

Ponte tra i ghiacciai in via di estinzione e l’espressività della poesia mi viene in mente l’artista Roberto Ghezzi, un uomo le cui opere sono la fusione perfetta di arte e scienza. Ghezzi incarna l’essenza di entrambi questi mondi nei suoi taccuini di studio, nelle sue raffigurazioni e nelle sue ricerche compiute tra i ghiacci eterni della Groenlandia. Il suo approccio artistico è quello di un ricercatore, una vera e propria missione naturalistica. Lui stesso ha coniato il termine “naturografia” per definire le tele dipinte dagli elementi naturali come l’acqua di un lago o il ghiaccio che si scioglie.
L’ho conosciuto durante un corso organizzato da Caserma Archeologica di Sansepolcro che per l’occasione esponeva alcune sue opere create dal ghiaccio. Roberto Ghezzi ha viaggiato in Groenlandia con l’intento di raccontare lo scioglimento dei ghiacciai utilizzando l’antica tecnica della cianotipia. Si tratta di creare stampe sfruttando composti di ferro per rendere la carta fotosensibile e quindi carta fotografica. Invece di seguire le regole tradizionali, per esempio quella di asciugare i fogli resi fotosensibili prima dell’esposizione alla luce, l’artista ha sperimentato con il posizionamento di fogli freschi e umidi sotto il ghiaccio. Questo approccio ha consentito al ghiaccio di lasciare le proprie tracce durante il passaggio dallo stato solido a quello liquido, fissando così l’immagine dello scioglimento in un modo del tutto unico.

La ricerca dell’artista si legano alla scienza dei dati sperimentali sullo scioglimento dei ghiacciai. In Groenlandia, la perdita di massa di ghiaccio ha tassi di scioglimento che superano i 300 miliardi di tonnellate l’anno. E questo contribuisce al crescente innalzamento del livello dei mari. Sulle Alpi, le cianotipie realizzate da Ghezzi negli habitat invasi dalle alghe rosse hanno dimostrato una maggiore capacità di assorbire i raggi solari. Anche questo un fenomeno che accelera il riscaldamento e lo scioglimento dei ghiacciai. A differenza delle fotografie tradizionali e i reportage tra i ghiacci, che catturano solo situazioni statiche, le sue opere sono vere e proprie “radiografie” dei ghiacciai.

Roberto Ghezzi collabora con vari istituti di ricerca, tra cui il CNR ISMAR, il CNR ISP, l’Arpa Umbria e il CIM (Centro Interuniversitario di Meteorologia), impegnati nello studio dei cambiamenti climatici e nella protezione degli ecosistemi naturali. Queste collaborazioni non solo arricchiscono le sue opere, ma contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato critico dei ghiacciai o di altri contesti ambientali.

Le opere di Ghezzi sono state esposte in diverse mostre, tra le quali “Thybris. Il fiume eterno” , tenutasi alla Galleria Nazionale di Roma, dove il pubblico ha avuto l’opportunità di vedere le naturografie create nelle acque del fiume Tevere. Un’altra mostra dove erano esposte le opere nate tra i ghiacchiai è stata “The Greenland Project. Impressioni di un cambiamento”, presso il Museo della Carta di Pescia e la galleria Gilda Contemporary Art di Milano. Queste esposizioni hanno attirato l’attenzione su questioni vitali, utilizzando l’arte come catalizzatore per una riflessione più profonda sulla crisi climatica.
L’arte di Ghezzi può diventare quindi un potente strumento di attivismo, in grado di far riflettere su temi cruciali legati alla crisi climatica e alla necessità di un intervento immediato nella salvaguardia del nostro pianeta. Le sue opere non sono semplicemente rappresentazioni visive, ma racconti delle sottigliezze dei cambiamenti climatici, invitando il pubblico a considerare le connessioni tra l’arte e la scienza in un momento in cui entrambi sembrano minacciati. Sono opere d’arte che uniscono lo sguardo poetico a quello scientifico. Ogni goccia e sfumatura di blu nelle sue cianotipie non solo testimoniano il cambiamento in corso, ma ci spronano a impegnarci attivamente per proteggere l’ambiente in divenire per le generazioni future.
Il continuo divenire dei ghiacciai è oggetto anche di una poesia di Giovanni Pascoli:
Cime di ghiaccio, orrende, bianche e pure,
senza vita, senza amore, senza ardore;
cime immote, cime tragiche,
è l’acqua che si affretta,
è l’acqua, il suo calore che balza
dalla bocca dell’ignoto,
con l’onda del riso e il grido di chiama,
e i ciuffi d’alghe che ai venti straziano.
E il sole, l’immortale sorgente
del nostro essere,
con i raggi che li abbracciano,
col suo calore che li strugge,
con l’anima che fruscia
nel vento, fra i fiori e nei pigri monti.
Ma, tutto, tutto tornerà,
tornerà inesorabilmente,
in un ciclo lento e segreto,
l’amore dei ghiacci,
l’ardore della vita.