Attesa
Attendere non è solo aspettare, è rivolgere l’anima a qualcosa o qualcuno, è ascoltare attentamente, è dedicarsi a qualcuno, badare a qualcosa, come i campi per esempio. “Poesie in attesa” è il titolo che la scrittrice Simona Possenti ha voluto dare a un evento organizzato per accogliere le sue parole nella cornice di Villa Magherini Graziani a San Giustino in Umbria. L’incontro era nell’ambito di un calendario di momenti dedicati alla scrittura, programmati grazie alla visione illuminata dell’assessore alla cultura Milena Crispoltoni Ganganelli, che crede nella missione di presidiare la cultura.
Ho avuto la fortuna di essere invitata a dialogare con la poetessa e, di parola in parola, siamo state accompagnate dalle improvvisazioni alla chitarra di Nico Pruscini. Dialogare con Simona è stato un viaggio in cui ci siamo prese per mano nell’attendere le parole. Un viaggio che mi ha arricchita di coraggio e umiltà, di emozioni sfarfallanti tra le note, di immagini legate alle poesie lette ad alta voce da Milena Frenguelli e Francesca Meocci, di condivisione possibile con le tante persone accolte nella bellissima cornice di una villa museo. Siamo partite da ferme, confrontandoci sul senso dello stare nella parola poetica. L’attesa è per me il tempo in cui far sbocciare la gratitudine, l’accettazione che consente la possibilità di trasformare, di curarsi di qualcosa, di procedere, evolvere verso una rivelazione. Simona Possenti, fine poetessa e filosofa, è abituata a stare sulla soglia. “Soglia” è infatti il titolo della sua prima raccolta pubblicata dall’editore Bertoni nel 2019. La soglia è da lei intesa come un luogo di confine, un ‘margine concluso’, un ‘lembo di cicatrice’, una ‘sutura’, e da questa prospettiva la poetessa è come una veggente che, appartenendo a due mondi, attende la parola e ci cala nei suoi significati.
La nuova raccolta di poesie di Simona, in attesa di un editore (era questo il significato letterale del titolo dell’incontro), è dedicata al mondo degli insetti. E non solo. Si tratta di un lavoro in cui la Possenti volge lo sguardo al minuscolo. Come ha spiegato lei stessa l’intenzione era quella di avvicinarsi al senso della vita da una prospettiva opposta a quella che punta lo sguardo alle stelle, alla luna. Ecco che allora la parola diventa una lente, un microscopio, e il poeta un tramite verso qualcosa di talmente vicino che rischiamo di non vederlo, distratti come siamo da mille stimoli e impulsi, da orizzonti sempre più lontani da raggiungere.
In questo processo della scrittura, il poeta è quindi una guida? Le ho chiesto seguendo le suggestioni dei versi di Simona, letti ad alta voce. ‘I poeti più che essere guida possono permettere alle parole di esserlo, non sono che un mezzo, degli scrivani intenti a captare segnali concreti che molti non vedono’. Riporto dalla risposta di Simona. ‘…La loro è una missione? Un dono ? Una condanna? Non so… Le parole, proprio perché sono facili ,sono potenti o fatali! Scrivere è l’occupazione più potente che c’è. Lo si può fare con un pezzo di carta e un mozzicone di matita. Ma le parole scritte e non, rimangono dentro di noi e possono creare ferite indelebili. La poesia credo che possa essere, in questo mondo malato di ignoranza funzionale, una cura, un balsamo per l’anima. Leggere poesia è un gesto coraggioso e potente che dobbiamo a noi stessi per volerci più bene, che dobbiamo agli altri per praticare la gentilezza. Quella gentilezza che mette sullo stesso piano le parole quotidiane e quelle divine, che raccoglie sassi, che descrive insetti e crepe o coriandoli, che permette di essere presente a tutto ciò che si rifiuta di esserlo. La poesia è necessaria se ritorna ad abitare tra noi disegnando una mappa, se parla la lingua di tutti e la fissa come un graffito, se celebra l’errore e lo rende interessante. La poesia può far cambiare punto di vista, ma la cosa certa sta nell’essere sempre in attesa di quel qualcosa di misterioso e magico che si compie attraverso lei, anche fosse in metropolitana o al bar, tutto può attraversarla”.
A volte il cambiamento di punto di vista ci fornisce strumenti per attraversare il dolore. Come ho pensato ascoltando i versi della poesia ‘coriandoli’.
Simona mi ha ricordato come un tempo i coriandoli fossero pagine triturate di libri, e lei stessa ha ribaltato la prospettiva di guardarli in quella di essere guardati da loro, minuscoli frammenti di immagini che ci guardano. Questa attenzione al minuscolo del mondo che Simona ci regala con il suo sguardo è come una mappa preziosa, tanti punti, tanti sentieri, tante direzioni, una sola terra dove affondano le nostre radici e l’attesa diventa stasi nel movimento.
Un momento straordinario, un percorso emozionante e suggestivo…
Tanta gratitudine nei confronti di Simona e Marta, splendide creature.
Bello questo viaggio di parole in attesa…di coriandoli! Sono curioso di leggere le altre poesie di Simona, grazie Marta per avermene prima parlato e poi descritto qui l’insieme