Entropia

Entropia

Aprile 7, 2022 0 Di Marta Cerù

“Lo strano caso dell’Entropia” è il titolo di uno spettacolo teatrale della compagnia Effetto Joule, nel cartellone di Science Fiction. L’ho visto al Teatro Verde, accompagnando gli studenti della scuola dove insegno fisica, finalmente un’uscita dopo le restrizioni di questi due anni di chiusure e lockdown. La platea di giovanissimi liceali ha assistito in silenzio al dipanarsi di un racconto costruito attorno a uno dei concetti più ostici della fisica, quello di Entropia. Alla fine dello spettacolo, la parola desiderio è rimasta a svolazzare tra gli applausi, sospesa nell’aria assieme a particelle di incenso bruciato. Era arrivata in punta di piedi, cercando una stanza tra due hotel, il Boltzmann e il Loschmidt, e si era materializzata al posto della famosa formula S = K lnW.

S sta per Entropia, K per la costante di Boltzmann appunto, e W per il numero di microstati o configurazioni possibili associati al macrostato di un sistema termodinamico. La formula è ancora oggi incisa sulla lapide del famoso scienziato Ludwig Boltzmann, fondatore della meccanica statistica, nato nel 1844 e morto suicida nel 1906. Lo spettacolo è terminato lasciandoci senza parole, di fronte a una porta socchiusa dalla quale intravedere la vera molla dell’esplorazione scientifica e umana, il desiderio appunto.

Regista di questa impresa è Valeriano Solfiti, e la compagnia nasce dalla collaborazione tra lui, gli attori Valerio Bucci, Emiliano Valente e Anna Maria Piccoli, e il fisico/insegnante/attore Enrico Ferraro. Autore delle musica è Enrico Biciocchi e il musicista sul palco è Carlo Amato. Il gruppo eterogeneo ha saputo scrivere e mettere in scena una storia che racconta cos’è l’entropia a un pubblico misto, non di esperti. E lo ha fatto mantenendo un equilibrio ricercato e quasi perfetto (la perfezione lasciamola agli astri) tra un racconto umano, quello della nostra ricerca esistenziale e un racconto scientifico, quello del significato profondo della famosa, per quanto difficile da comprendere, legge di Boltzmann sull’entropia. Il montaggio tra le due storie è riuscito. Da una parte il disordine che aumenta quando ci si mischia nell’amore e si cresce, grazie al desiderio di conoscere noi stessi e l’altro da noi. Dall’altra il percorso degli scienziati e delle leggi fisiche che hanno portato a definire il concetto di entropia dal punto di vista della meccanica statistica.

Per chi ha letto il libro di Carlo Rovelli “L’ordine del tempo” (Adelphi), risulta chiara l’ispirazione delle metafore realizzate a teatro in modo funzionale. Enrico Ferraro tiene una lezione riuscita, accurata, fedele alla scienza. È un affabulatore che non ti molla, nonostante il tema sia difficile da spiegare, e ti accompagna a capire passo dopo passo l’evoluzione del pensiero scientifico sul concetto di reversibilità, di irreversibilità e di quella freccia del tempo che esiste nel macroscopico ma non nel microscopico. 

Boltzmann è l’eroe di questa storia, colui che trasforma in una legge, semplice da scrivere ma non così semplice da spiegare, il comportamento dei gas, ma anche del nostro sistema universo. E Boltzmann è rappresentato come scienziato ma anche come essere umano. Per questo lo spettacolo funziona. Perché all’entropia associa temi che riguardano tutti noi, se siamo in viaggio su questo pianeta con occhi e cuore aperti. Gli intermezzi che mantengono viva l’attenzione riguardano alcuni temi che ci uniscono. Il primo è la ricerca di ognuno dell’anima gemella, con la quale ‘mischiarsi’ e aumentare il personale disordine. Il secondo è la storia di un’economia che non funziona, né per gli esseri umani, né per gli altri abitanti di un pianeta di cui siamo tutti solo ospiti. Perché l’economia globale non può essere una fonte di ricchezza uguale per tutti, lo abbiamo davanti agli occhi ogni giorno, assistendo alle fughe di chi scappa da povertà e guerra, all’esodo dei migranti, alle morti in mare che non possiamo, non dobbiamo, ignorare.

Sono uscita dalla sala buia, illuminata da una chiarezza interna, una bussola, grazie a un esperimento riuscito, basato su un desiderio. La bussola è quella che ognuno dovrebbe trovare in sé, quella della potenzialità infinita di ogni essere umano che, spinto dal desiderio può realizzare la propria missione, qualsiasi essa sia. E se anche siamo esseri miopi, perché osserviamo il mondo da un punto di vista macroscopico, è proprio questo che ci rende consapevoli dello scorrere del tempo e in grado di rendere ogni attimo speciale. La vera sfida è quella di riconoscere che ognuno di noi ha il suo desiderio e che il mio ha lo stesso diritto di realizzarsi di quello di chi è altro da me. Un plauso agli artisti coraggiosi che credono nel potere del teatro e lo mantengono vivo, agli infaticabili attori, ai visionari, ai sognatori, a tutti coloro che orbitano attorno alla direttrice artistica, Veronica Olmi, e alla sua continua ricerca di cose belle.