Lingotto 6: Mediterraneo
[…Segue…] Il dolore per le morti nel Mar Mediterraneo, è purtroppo diluito nell’impossibilità di dare un volto a persone che non possiamo identificare, se non da bollettini fatti di numeri. Il numero ci distacca dalla realtà delle vite perse nel tentativo disperato di fuggire a una morte certa, affrontando un viaggio che spesso porta comunque alla morte.
Per fortuna esistono persone coraggiose come Cristina Cattaneo, anche lei presente al Salone Internazionale del Libro di Torino. È autrice di un libro che tutti dovrebbero leggere: “Naufraghi senza volto. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo” (Raffaello Cortina Editore). La Cattaneo è docente di medicina legale all’Università di Milano e direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense Labanof, ed è coinvolta nell’identificazione dei migranti morti nei naufragi di Lampedusa tra il 2013 e il 2015. Nel suo libro, che ha vinto il Premio Galileo per la divulgazione scientifica, racconta come il suo lavoro cerchi di ridare un nome e una storia alle decine di migliaia di corpi dei naufraghi, che il Mediterraneo restituisce drammaticamente, morti nel tentativo di arrivare in Italia e in Europa, salpando su barconi fatiscenti.
L’uomo in mare, il naufrago, va soccorso, non importa come e da chi. Se qualcuno annega in mare ci si tuffa. E al salone ho incontrato tante storie di persone che si sono tuffate, uno fra tutti Mimmo Lucano, paladino di un mondo possibile. Il titolo di quest’anno, “Il gioco del mondo”, e l’immagine simbolo della fiera, esprimono l’ideale di un mondo senza confini, grazie alla cultura, che “non contempla frontiere o linee divisorie, la cultura i confini li salta. Supera divisioni, frantuma muri, balza dall’altra parte. Per creare”, come dichiara il manifesto di quest’anno. Ho sempre amato il mare, l’orizzonte blu, lo sciabordio e il suono dell’acqua, la sensazione di libertà che nuotare nell’acqua salata mi consente di provare. Ho immaginato spesso la mia vita un po’ raminga, eppure stabile, fortunata, come un viaggio da un’isola all’altra, da una sponda all’altra. Ma in questo tempo di naufragi quasi quotidiani, il mare è il luogo dove sento annegare anche la mia coscienza. Annaspo tra le parole che trovo nel mio mondo di privilegi, dove ho avuto la fortuna di nascere, sapendo che non posso ignorare l’ombra oscura di quello che succede nelle acque del nostro Mediterraneo.
Leggo dalle pagine del bellissimo breviario intitolato “Breviario Mediterraneo” di Predrag Matvejević (Edito Garzanti), regalatomi da un amico per pescare le parole adatte a dipingere il ‘Mare Nostrum’: “I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo. Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo: sono irriducibili alla sovranita o alla storia, non sono né statali né nazionali: somigliano al cerchio di gesso che continua a essere descritto e cancellato,che le onde e i venti, le imprese e le ispirazioni allargano o restringono. Lungo le coste di questo mare passava la via della seta, s’incrociavano le vie del sale e delle spezie, degli olii e dei profumi, dell’ambra e degli ornamenti, degli attrezzi e delle armi, della sapienza e della conoscenza, dell’arte e della scienze. (…) Sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa”.
“In ogni periodo, sulle varie parti della costa c’imbattiamo nelle contraddizioni: da un lato la chiarezza e la forma, la geometria e la logica, la legge e la giustizia, la scienza e la poetica, dall’altro tutto ciò che a queste particolarità si contrappone. I libri sacri della pace e dell’amore e le guerre di religione, crociate e jihad. Un ecumenismo generoso accanto a un ostracismo feroce. L’universalità e l’autarchia. L’agorà e il labirinto. La gioia dionisiaca e il macigno di Sisifo. Atene e Sparta. Roma e i barbari. L’impero d’Oriente e quello d’Occidente. La costa settentrionale e quella meridionale. L’Europa e l’Africa. Il cristianesimo e l’islam. Il cattolicesimo e l’ortodossia. La tradizione giudeocristiana e la persecuzione degli Ebrei. Sul Mediterraneo il Rinascimento non è riuscito dappertutto a superare il Medioevo”.
Non ci sono Ringhiere in mare, se non quelle delle navi che dovrebbero tutte prestare soccorso. Non ci sono confini. Non ci sono muri. Non ci sono barriere. Non ci sono recinti. Non ci sono fossati. C’è solo acqua. Acqua che è all’origine della vita. E delle persone. Persone da salvare. […Continua…]